venerdì 9 novembre 2012

L'alimentazione nella Bibbia




Condimenti, spezie ed erbe
  • Anice (Matteo 23:23 KJV )
  • Coriandolo (Esodo 16:31; Numeri 11:7)
  • Cannella (Esodo 30:23; Apocalisse 18:13)
  • Cumino (Isaia 28:25; Matteo 23:23)
  • Aneto (Matteo 23:23)
  • Aglio (Numeri 11:5)
  • Menta (Matteo 23:23, Luca 11:42)
  • Mustard (Matteo 13:31)
  • Ruta (Luca 11:42)
  • Sale (Ezra 6:9; Job 06:06)
Frutta e noci
  • Mele (Cantico dei Cantici 2:5)
  • Mandorle (Genesi 43:11; Numeri 17:8)
  • schiacciata d'uva (2 Samuele 6:19; 1 Cronache 16:03)
  • Fichi (Neemia 13:15, Geremia 24:1-3)
  • Uve (Levitico 19:10; Deuteronomio 23:24)
  • Meloni (Numeri 11:5, Isaia 1:8)
  • Olive (Isaia 17:6; Michea 6:15)
  • Pistacchi (Genesi 43:11)
  • Melograni (Numeri 20,5; Deuteronomio 08:08)
  • Uvetta (Numeri 6:3; 2 Samuele 6:19)
  • Sycamore Frutti (Salmo 78:47; Amos 7:14)
Ortaggi e legumi
  • Fagioli (2 Samuele 17:28; Ezechiele 04:09)
  • Cetrioli (Numeri 11:5)
  • Zucche (2 Re 4:39)
  • Porri (Numeri 11:5)
  • Lenticchie (Genesi 25:34; 2 Samuele 17:28; Ezechiele 04:09)
  • Cipolle (Numeri 11:5)
Grani
  • Orzo (Deuteronomio 8:8; Ezechiele 04:09)
  • Pane (Genesi 25,34; 2 Samuele 6:19; 16:01, Marco 08:14)
  • Mais (Matteo 00:01; KJV - si riferisce alla "grana", come il grano o orzo)
  • Farina (2 Samuele 17:28; 1 Re 17:12)
  • Miglio (Ezechiele 04:09)
  • Farro (Ezechiele 04:09)
  • Pane azzimo (Genesi 19:03; Esodo 12:20)
  • Frumento (Ezra 6:9; Deuteronomio 08:08)
Pesce
  • Matteo 15:36
  • Giovanni 21:11-13
Pollo
  • Pernice(1 Samuele 26:20; Geremia 17:11)
  • Piccione- tortora (Genesi 15:09; Levitico 12:8)
  • Quaglie (Salmo 105:40)
  • Dove (Levitico 12:8)
 Carni
  • Vitello (Proverbi 15:17, Luca 15:23)
  • Capretti (Genesi 27:9)
  • Pecora (2 Samuele 12:4)
  • Buoi (1 Re 19:21)
  • pecore (Deuteronomio 14:4)
  • selvaggina (Genesi 27:7 KJV )
Caseificio
  • Burro (Proverbi 30:33)
  • Formaggio (2 Samuele 17:29; Job 10:10)
  • Panna(Isaia 07:15)
  • latte (Esodo 33:3; Giobbe 10:10; Giudici 5:25)
Miscellaneo
  • Uova (Giobbe 06:06, Luca 11:12)
  • liquori (derivati della vigna)(Numeri 6,3)
  • miele(Esodo 33:3, Deuteronomio 8:8; Giudici 14:8-9)
  • Locuste(Marco 1:6)
  • Olio di Oliva (Ezra 6:9; Deuteronomio 08:08)
  • Aceto (Ruth 2:14; John 19:29)
  • vino (Ezra 6:9; Giovanni 2:1-10)




Che cosa mangiavano Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden?
 Quale fu il primo cibo cotto? E qual è il segreto della zuppa di lenticchie che tentò Esaù?
 "Giacobbe diede ad Esaù il pane e la minestra di lenticchie, questi mangiò e bevve, poi si alzò e se andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura."(Genesi 25,34)
Esiste, poi, una ricetta per cucinare la manna? E che cosa si prepara, se invitato a pranzo è il profeta Elia?

Domande che incuriosiscono, risposte che stuzzicano l'appetito.

La scelta di determinati alimenti, quelli e non altri, corrisponde sempre a una filosofia, così il cibo diventa metafora della vita, dell'amore, della tristezza e della gioia. Dolce o amaro, salato e speziato, a base di verdura o di carne, il cibo evoca personaggi, episodi e momenti della storia dell'umanità.

La cucina può essere  una chiave di lettura dell'Antico Testamento e le ricette per sperimentare emozioni che hanno migliaia di anni. Dal giardino dell'Eden al Paradiso, dall'Egitto alla terra promessa, dal Mar Rosso a Gerusalemme.
. Il pane del deserto, il pane bianco lievitato, il vino speziato, lo spezzatino di vitello maggiorana e zucca, lo stufato di manzo con olive, la minestra di lenticchie, il pilaf di lenticchie e orzo, la minestra di fave e miglio, il croccante di Giuda, la composta di uva passa e pistacchi: ecco alcuni piatti della tradizione gastronomica dei Patriarchi di Israele, da Abramo a Isacco e Giacobbe, per riportare in tavola i migliori piatti della Bibbia.

A ritrovare un centinaio di ricette sparse nelle Sacre Scritture sono stati un biblista e un teologo, don Andrea Ciucci, sacerdote della Diocesi di Milano, e Paolo Sartor, insegnante presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, autori del libro «A tavola con Abramo», pubblicato dalle Edizioni San Paolo (pagine 174, euro 18).


Le ricette che si trovano nella bibbia devono però essere  accompagnate da considerazioni di natura storica, filologica e cultuale.

A tavola con Elia  per esempio si può assaggiare la focaccia alla Sarepta, la schiacciata di carne e verdure, la crema di zucca, la focaccia di fichi freschi e mandorle, la frittata di cipollotti, il bollito misto al modo di Dio, la macedonia in tempo di pace, l’insalata di orzo e frutta, l’insalata di verdure allo yogurt.

Per ricreare la tavola dei tempi di Tobia si trovano piatti come lo stufato di montone, le frittelle nuziali, il succo di melagrana, la focaccia di uva passa. Mentre  «A tavola con Gesù», si trovano alcuni piatti ricavati dalle citazioni del Vangelo, come la carne sotto sale, il lievito naturale, il pesce di lago alla griglia, la trota alla cannella, il persico alle cipolle, il pane d’orzo, il vino bianco profumato e il vino dolce.

Il pane del deserto, il pane bianco lievitato, il vino speziato, lo spezzatino di vitello maggiorana e zucca, lo stufato di manzo con olive, la minestra di lenticchie, il pilaf di lenticchie e orzo, la minestra di fave e miglio, il croccante di Giuda, la composta di uva passa e pistacchi: ecco alcuni piatti della tradizione gastronomica dei Patriarchi di Israele, da Abramo a Isacco e Giacobbe, per riportare in tavola i migliori piatti della Bibbia.

I piatti della tradizione biblica ancora appartengono al patrimonio culinario dell’antico Vicino Oriente. Tra i menu ci sono quelli che fanno riferimento alle tradizioni di Mosè, al re Davide e al profeta Elia.


Una ricetta per il pane… nella Bibbia? Ma dai! E si il pane di cereali !!!



Ma certo, ma anche una forte testimonianza di quello che si ripete costantemente nelle considerazioni scientifico-culinarie vegan: ovvero, che una dieta a base di cereali e legumi offre tutto l’apporto proteico che si cerca (in modo irregolare) in un’alimentazione carnea.

Nel Libro di Ezechiele, il Signore comanda di cucinare un tipo speciale di pane, che il profeta dovrà mangiare per un periodo di centonovanta giorni. “Prendi grano, orzo, fave, lenticchie, miglio e farro, mettili in un recipiente e fattene del pane…” (Ezechiele 4,9)

Questa ricetta si avvicina a quello che i moderni dietologi chiamerebbero un alimento completo; infatti, una combinazione di farine di cereali e di legumi (in proporzione di due parti di cereali per una di legumi) garantisce la massima capacità di assimilare le proteine (circa il 50% in più di quelle che si potrebbero assimilare mangiando separatamente le stesse quantità di cibo).

Nella quantità descritta dal libro di Ezechiele (circa 200 grammi al giorno), questo pane è in grado di offrire il sostentamento necessario a un essere umano adulto per periodi molto lunghi. Se consumato in combinazione con alimenti freschi (per esempio, frutta e verdura di stagione) può essere la base di un’alimentazione sana e bilanciata. Di fatto, vi si fa spesso cenno negli scritti ascetici ortodossi quando si parla della razione quotidiana di pane per monaci e monache.

Il “pane di Ezechiele” è di gusto gradevole (grazie alla combinazione di aromi delle diverse farine), e si conserva a lungo, come i migliori tipi di pane integrale.

Veniamo alla ricetta, ricordando che si può usare la farina di QUALSIASI cereale o legume, a condizione di mantenere la proporzione corretta: due parti di farina di cereali (anche di tipi diversi) per una parte di farina di legumi. Il grano, la segala e l’avena hanno il 30-35% in più di proteine rispetto al riso, al mais, all’orzo o al miglio. I cereali variano in valore calorico.

Ingredienti

- Due tazze di farina di cereali

- Una tazza di farina di legumi

- Zucchero

- Sale

- Lievito secco

- Acqua

Sciogliete un poco di zucchero in acqua tiepida (a temperatura corporea) in una ciotola, gettate nell’acqua alcuni granuli di lievito secco, e lasciate in un luogo tiepido finché il lievito agisce, facendo la schiuma alla superficie. Mescolatelo alle farine in una ciotola con un cucchiaio di legno, aggiungendo altra acqua finché si forma una pasta densa. Riponete la pasta in recipienti da forno e lasciatela lievitare per circa mezz’ora, o finché ha raddoppiato il suo volume.

Cuocete in un forno molto caldo. La durata della cottura varierà, naturalmente, secondo la grandezza e il numero delle forme.


IL SIGNIFICATO DEL PANE NELLA CULTURA EBRAICA

Passiamo ora a vedere quale significato assume il pane nella cultura ebraica nel tempo!!!!

Circa 2000 anni fa ogni città della Palestina aveva il suo fornaio; nella sua bottega, affacciata sulla strada, impastava e cuoceva piccoli pani lievitati fatti con grano macinato di giorno in giorno, perché il pane preparato con farina fresca era più buono.

Il forno usato dagli Ebrei era identico a quello egizio, ma di piccole dimensioni perché la legge ne imponeva la distruzione nel caso vi fosse caduto sopra qualcosa di impuro.

Il pane , infatti , per gli Ebrei aveva un valore sacro e trascendente, e un significato particolare aveva il pane azzimo, che mangiamo durante la Pasqua.

Gli Ebrei erano stati schiavi in Egitto e , come si narra nella prima parte della Bibbia, erano fuggiti da quel paese in cerca di una nuova terra, guidati da Mosè.

Prima di intraprendere il viaggio che li avrebbe condotti fino alla terra promessa, la Palestina, non avevano avuto il tempo di far lievitare il pane secondo l’uso egizio; così avevano mangiato focacce azzime, cioè fatte di pasta non lievitata.

In ricordo del pane mangiato durante l’esodo dall’Egitto, gli Ebrei, per tutta la settimana di Pasqua, non mangiavano ( e non mangiano ancora oggi ) pane lievitato.



CHE SIGNIFICATO HA QUESTO CIBO?

Il pane azzimo ( cioè non lievitato ) significa:
un ricordo dell’antica festa delle primizie quando si faceva il nuovo lievito con il nuovo raccolto e si eliminava il vecchio lievito fatto con la farina dell’anno precedente.
un ricordo della fuga dall’Egitto quando gli Ebrei non ebbero il tempo per lasciare lievitare il pane per il viaggio.
un richiamo all’umiltà davanti a Dio, perché il lievito fa gonfiare la pasta come l’orgoglio fa gonfiare il cuore dell’uomo.


IL SIGNIFICATO DEL PANE NELLA CULTURA CRISTIANA
Nel Nuovo Testamento il pane, il grano ed il lievito ricorrono spesso; Gesù infatti vi fa più volte riferimento nelle sue parabole, né si deve dimenticare che uno dei suoi miracoli fu proprio quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Secondo il linguaggio biblico il gusto del pane caratterizza le diverse situazioni della vita: mangiare un pane di “lacrime” o di “cenere” definisce una circostanza triste ( SAL 42,4; IS 30,20 ) il contrario è un pane di “gioia” ( QO 9,7 ).
Il pane è segno di ospitalità , di condivisione.

Mangiare il pane regolarmente con qualcuno significa essere suo amico, godere della sua intimità ( GV 13,18 ).
Il pane è il segno più evidente dell’amore di Dio.

Abbondanza di pane indica la pienezza della sua “benedizione”.

Perciò Gesù insegnò a chiedere a Dio Padre il “ pane quotidiano “ riconoscendo così la sua provvidenza ( MT 6,9-15 ).
Il pane è la parola di Dio.

Il parallelo tra il pane e la parola di Dio è di antichissima tradizione biblica: (AM 8,11).

La mancanza di pane è segno del silenzio di Dio.
Gesù affermò di essere Egli stesso la Parola di Dio ( il verbo ): di conseguenza si identificò pure con il pane ( GV 6,1-15 ).
Ripetutamente Gesù parla del “ Regno di Dio “ come di un campo di grano.

In LC 8,4-8 ; 11-15, il seme gettato rappresenta la Parola di Dio.



8. I cristiani ricordano che Gesù nell’ultima cena prese il pane, lo spezzò, lo diede ai discepoli dicendo: “ prendete e mangiate: questo è il mio corpo “ ( MT 26,26 ).

9. “ Spezzare il pane “ significava pranzare, ma spesso nei libri cristiani della Bibbia significa celebrare insieme l’Eucarestia ( AT 2,46 ), cioè la “ cena del Signore “ (AT 2,42 ). L’apostolo Paolo attribuisce un forte significato al pane eucaristico: “ il pane che spezziamo ci mette in comunione con il corpo di Cristo. Vi è un solo pane e quindi formiamo un solo corpo anche se siamo molti, perché tutti mangiamo quell’unico Pane”.

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